Un libro

L’ IGP Pachino contraddistingue il pomodorino ormai conosciuto in tutto il mondo. Non è , però un prodotto autoctono: è il prodotto della manipolazione genetica dell’industria agricola israeliana che nel territorio di Pachino ha trovato le migliori caratteristiche per la coltura. E’ strano a dirlo ma un territorio fino al XVIII secolo paludoso ed inospitale e’ stato la culla di una nuova ricchezza per chi, venuto da fuori, vi si e’ trovato a lavorare. Sono stati gli israeliani negli anni ’80 del ‘900; furono i maltesi nel XVIII secolo. All’emigrazione maltese e’ dedicato il libro di Arnold Cassola e Silvio Aliffi “Malta – Pachino una storia comune”. Maltese l’uno, siracusano l’altro hanno intrecciato le penne alla ricerca delle comune origini in un’area geografica spesso trascurata dalla storiografia, se si esclude qualche sbarco di potenze straniere.

stemma della città di pachino

Le persone

Apprendiamo che Pachino fu fondato nel 1760 dai fratelli Gaetano e Vincenzo Starrabba, rispettivamente Principe di Giardinelli e Marchese di Rudini’ . L’intento era quello di  popolare una infelice zona dei loro feudi. La primaria condizione posta dal Vicere’ di Sicilia fu che gli almeno 40 fuochi (famiglie) fossero di religione cattolica provenienti da Malta, Illiria, Albania, Grecia. Il Cassola si addentra, quindi, in un’ampio studio dei certificati di nascita, morte e dei censimenti che evidenziamo le origini maltesi della gran parte dei primi abitanti di Pachino. Sono pagine interessanti e che contribuiscono alla conoscenza dei cognomi maltesi, anche attuali, e della loro trasformazione ‘siciliana’. Con pignoleria accademica il prof. Cassola studia la composizione delle coppie di nubendi per evidenziare la progressiva integrazione dei nuovi arrivati con i locali. Nel 1771-75 10 matrimoni tra maltesi e 6 misti; nel 1776-80  si raddoppiano in matrimoni misti, uno studio demografico completo ed affascinante.

scorcio di una strada di Pachino

Veniamo a conoscere dall’opera dei due studiosi che Malta intorno alla meta’ del secolo soffri’ di carestie ed epidemie e non mancarono le tensioni politiche. Quanto sopra spinse molti maltesi a cogliere l’opportunità offerta dai nobili siciliani: opportunità che prevedeva anche dei benefici materiali. Alcuni siciliani si finsero maltesi per garantirsi un futuro migliore in quelle terre. Interessante è anche lo studio dei passaggi – nave tra Malta e Marzamemi, il porto di Pachino. Non vi erano prenotazioni elettroniche e ‘boarding pass’, ma il prof. Cassola ricostruisce con pazienza da studioso di rango i viaggi ed i viaggiatori tra i due porti.

Malta-Pachino

Il lavoro

L’avv.to Silvio Aliffi, nella seconda parte del libro, pone in evidenza i fattori economico – sociali della migrazione. I neo – pachinesi si dedicarono principalmente alla pastorizia ed alla collegata attività casearia, alla coltivazione del cotone e furono valenti muratori. Tutte professioni a cui i maltesi si dedicavano con successo da secoli. La loro bravura portò il benessere per la prima volta in quelle terre fino ad allora desolate.  La trattazione affronta il tema della precisa provenienza dei maltesi trovando elementi per individuare in Gozo il prevalente focolaio di emigrazione. La presenza del maiale nello stemma di Pachino conforta questa tesi volta a collegare gli allevamenti gozitani con le terre siciliane di nuovo insediamento. Il culto di S.Elia fa pensare che molti gozitani venissero da Xewkija i cui paesani sono devoti al santo. In conclusione un libro che sembra parlare di una piccola storia ma che, al contrario, ci descrive con passione e professionalità uno spaccato della storia italiana (e maltese) che non ci deve sfuggire nell’ottica di una auspicabile unione dei popoli europei.

Malta e Pachino tradizione casearia

Malta – Pachino una storia comune ultima modifica: 2019-03-28T09:00:00+01:00 da Giorgio Paoletti

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