La guerra in Ucraina infuria, costringendo i civili a lasciare le loro case e a dirigersi verso mete sicure: Malta si mobilita a sostegno dei profughi, in diversi modi e con grande impegno. Ha infatti creato in queste settimane una grande rete di solidarietà. Ecco cosa possiamo fare tutti noi, da Malta, per aiutare la popolazione ucraina colpita dalla guerra.
Donazioni
Collettivi di volontari, organizzazioni locali, scuole e università, enti di stampo religioso e laico si sono mobilitati per dare sostegno concreto all’Ucraina tramite donazioni. Queste riguardano sia capi di abbigliamento che cibi a lunga conservazione, principalmente in scatola. Ma, per garantire che nulla sia sprecato e che queste persone possano ricevere ciò di cui hanno veramente bisogno, donare denaro potrebbe essere l’opzione migliore. Il Consolato Ucraino a Malta ha aperto un conto bancario per accettare donazioni per gli ucraini che arrivano a Malta. Inoltre, Solidarity Overseas Service (SOS) Malta sta raccogliendo denaro per i rifugiati ucraini che arrivano al confine rumeno. Anche il MOAS ha avviato una iniziativa umanitaria con l’obiettivo di portare aiuti medici e servizi di primo intervento per i civili in Ucraina. Per aiutare MOAS a distribuire servizi salvavita a chi ha un disperato bisogno di aiuto, si può donare cliccando su questo link.
Ospitalità
Gli albergatori maltesi hanno deciso di offrire soggiorni gratuiti a coloro che fuggono dall’Ucraina e che dovranno andare in quarantena al loro arrivo a Malta. Inoltre, alcuni istituti, come gli uffici di Kalkara del kENUP sono stati sgomberati per essere trasformati in alloggi per le famiglie ucraine in fuga dalla guerra. Infine, sui social maltesi sono migliaia i “volontari” che offrono vitto e alloggio alle famiglie in fuga.
Tutto questo dimostra come Malta stia facendo del suo meglio per dare il proprio sostegno ai profughi che scappano dall’Ucraina. Noi di ItMalta ci impegniamo a diffondere il messaggio di solidarietà e ci auguriamo che la pace prevalga al più presto, non solo nei territori di guerra, ma soprattutto nei cuori della gente che sta soffrendo.
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