Facciamo un po’ di chiarezza sul primo caso di Coronavirus sull’isola. Iniziamo con il dire che quello della dodicenne e dei suoi genitori potrebbe, di fatto, non essere stato il primo caso di Coronavirus. Le autorità sanitarie locali, infatti, hanno trattato diversi casi di polmonite, cosa fatta anche nel resto d’Europa.

Ecco come sono andate realmente le cose del ‘primo caso’ di Coronavirus a Malta

Alcune famiglie di italiani residenti sull’isola, congiuntamente a una famiglia maltese, hanno trascorso una settimana di ferie in una località sciistica del Trentino. Durante la loro permanenza, essendo venuti a conoscenza dalle istituzioni, delle zone rosse in alcune regioni del Nord Italia, onde evitare problemi al loro rientro a Malta, hanno deciso di annullare i biglietti aerei da Milano e di recarsi a Roma. Alcuni hanno raggiunto la capitale in treno e altri in macchina, e da lì sono partiti alla volta di Malta, in aereo, in due giorni differenti. La famiglia italiana che si è messa in auto quarantena, evitando di mandare i figli a scuola e di andare loro stessi a lavoro, ha viaggiato con la famiglia maltese in treno fino a Roma e da lì, sempre con loro, in aereo. La famiglia italiana che ora deve stare in quarantena fino al 16 marzo, è scesa a Roma in macchina ed ha preso un aereo diverso.

notiziario coronavirus

Una delle bimbe della famiglia in quarantena, ha accusato febbre alta e tosse. I genitori, allora, hanno diligentemente chiamato la locale health authority per informare dell’accaduto. Si sono recati presso la loro abitazione con due ambulanze e, a quanto dicono, con alcuni giornalisti al loro seguito. La famiglia è stata trasferita in ospedale, dove si trova tuttora in quarantena in quanto, oltre alla bimba, anche i genitori sono risultati positivi al tampone. A differenza della bimba più piccola che, invece, è risultata negativa al tampone. Da quel giorno le autorità hanno cercato di rintracciare tutte le persone presenti sullo stesso volo e pare che tutti i tamponi effettuati siano negativi.

Solidarietà

Nel frattempo l’altra famiglia, che non aveva alcun sintomo e che aveva ripreso la normale routine, ha avvertito le predette autorità, che hanno loro consigliato la quarantena fino al 16 di marzo. Non avendo alcun sintomo, non è stato ritenuto opportuno fare il tampone anche a loro.

Purtroppo, ci sono stati e ci sono ancora oggi, attacchi vergognosi sui social e sui media in genere.

Un italiano che risiede a Malta stabilmente, ha ritenuto opportuno, invece, mettersi in contatto con la famiglia in quarantena, in quanto ha pensato che potessero avere bisogno di qualsiasi cosa, oltre che di una parola di solidarietà.

mani che si aiutano

Di seguito le sue parole: “Penso che la cosa migliore sia essere di aiuto e non dare dell’untore a qualcuno. Può accadere a ognuno di noi, maltesi, italiani, a chiunque. E così ho fatto: ho risolto loro qualche problema semplicissimo, come, ad esempio, prendere una medicina in farmacia o, con le dovute precauzioni che loro stessi mi hanno suggerito, buttare la spazzatura. Sono sicuro che avrebbero fatto lo stesso per me. Non ho scritto alcun nome perché non voglio che si crei panico nella mia zona di residenza. Ma, ahimè, sto verificando che sull’isola sta purtroppo prendendo il sopravvento la paura”.

Coronavirus: retroscena del “primo caso” a Malta ultima modifica: 2020-03-09T19:18:08+01:00 da Redazione

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