Se c’è una cosa emersa chiaramente dalla crisi sanitaria che ha colpito duramente il mondo nella prima metà del 2020 è che, ora che la situazione sembra meno grave soprattutto in Europa, bisogna far ripartire l’economia. E su questo tutti i capi di governo europeo, maggioranze e opposizioni, sono d’accordo. Dopo la chiusura dei negoziati relativi ai Fondi UE stanziati per i Paesi colpiti dalla crisi, è ora di mettersi a lavoro per lanciare iniziative per far ripartire in Made in Italy. È proprio questo il fulcro di quello che è stato definito Patto per l’Export.

Patto per l’Export: rilanciare il Made in Italy

Si tratta di un accordo voluto dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e sottoscritto, lo scorso 8 giugno, con la Cabina di Regia per l’Italia internazionale, gli enti locali, le regioni e le associazioni di categoria. Insomma tutti i membri che compongono il tessuto produttivo italiano. Il fine? Far ripartire l’economia e rilanciare il Made in Italy nel mondo e internazionalizzare, per quanto possibile, il sistema produttivo italiano. Far sì che le aziende italiane, in particolare le PMI, escano dalla crisi a testa alta e si riaffermino sul mercato internazionale. L’Italia ha tutte le carte in regola per farlo. Laboriosità, forza di volontà, resilienza. Caratteristiche che si mescolano con tradizioni ancestrali, tecniche di lavorazioni uniche, materie prime di alta qualità.

Le aziende italiane, dunque, sono pronte a riaccendere i propri motori e varcare i confini nazionali per estendersi, con i propri prodotti e servizi, su un mercato globale. Ma per farlo c’è bisogno di un piano strategico. E questo è il Patto per l’Export. Una strategia fondata su 3 principi, 6 pilastri e 1.4 miliardi di euro.

Patto per l'export: la locandina del ministero

I 3 principi

Come dicevamo, il Patto per l’Export si fonda su tre principi. Eccoli.
Punto di riferimento istituzionale unitario, al servizio del Sistema Paese. Dunque, la Farnesina si presenta come perno e garante di unità tra tutte le parti coinvolte nel patto. E “s’impegna a massimizzare l’impatto esterno complessivo delle strategie concordate”.
Coordinamento delle azioni ed esecuzione tempestiva. Si cercherà di agire in maniera coordinata al fine di realizzare gli obiettivi preposti nel modo più efficace e nei tempi più brevi possibili.
Monitoraggio trasparente e adeguamento costante. Tutte le operazioni devono lasciarsi guidare dal principio della trasparenza e della duttilità, in modo da adattarsi a possibili cambiamenti.

I 6 pilastri su cui si fonda il Patto per l’Export

Tutte le parti firmatarie del Patto per l’Export condividono non solo l’obiettivo, quello di riaffermare le aziende italiane nel mercato internazionale, ma anche e soprattutto le strategie da adottare per raggiungere tale scopo. Non è più il tempo di rimandare. È tempo di agire. Allora ecco stilati i sei pilastri su cui si fonda questo accordo.

Comunicazione

L’elemento base è proprio questo: pubblicizzare e promuovere, ricorrendo a piattaforme digitali e coinvolgendo personalità di spicco, il territorio italiano, le sue filiere e le sue eccellenze.

Promozione Integrate

“Coniugare in una logica di sistema le eccellenze del Made in Italy nei diversi profili: economico, culturale, scientifico e tecnologico, per massimizzare l’impatto dell’azione promozionale e contribuire a veicolare un’idea d’Italia, i cui punti di forza tradizionali si affianchino all’innovazione, alla tecnologia, alla bellezza e qualità del made in Italy”. Questo è quanto si legge nel documento.

prodotti made in italy
L’obiettivo del Patto per l’export è rilanciare il Made in Italy sul mercato globale

Formazione/Informazione

È necessario che anche le Piccole e Medie Imprese si affaccino, ed entrino a pieno diritto, nel mercato internazionale. Dunque, occorre far in modo che abbiano accesso agli strumenti pubblici posti a sostegno dell’internazionalizzazione. Bisogna investire per sviluppare le tecnologie e formare figurare competenti. “La rete diplomatico-consolare diviene la “Casa delle imprese italiane” nel mondo, punto di riferimento strutturale per acquisire informazioni e dialogare con i mercati e le istituzioni locali”.

E-commerce

Ormai è risaputo che l’e-commerce, le piattaforme digitali di vendita online, hanno un grande potenziale nell’ambito del commercio globale. “Bisogna pertanto sfruttare appieno le opportunità che la rivoluzione digitale offre alla creatività ed alla solidità industriale del nostro Paese” – si legge ancora nel testo del documento. Anche in questo campo, va garantito l’accesso delle PMI.

Sistema Fieristico

Un altro pilastro fondamentale del Patto per l’Export riguarda le fiere. Occorre rafforzare, anche in questo caso, la presenza delle Piccole e Medie Imprese nelle fiere internazionali. E lanciare campagne promozionali e programmi speciali per i visitatori. Si pensa, inoltre, di affiancare alle fiere ed eventi promozionali reali anche un modello virtuale. Dunque, digitalizzare e modernizzare il sistema fieristico tradizionale.

Finanza

L’ultimo pilastro riguarda “potenziare le risorse pubbliche destinate all’offerta di finanziamenti a tassi agevolati e sistemi di garanzia, assicurandone il completo ed efficiente utilizzo da parte del sistema imprenditoriale. Ampliare e semplificare le opportunità della finanza agevolata a favore della giovane imprenditoria e delle start-up. Occorre integrare quanto più possibile il ciclo virtuoso tra internazionalizzazione delle imprese ed attrazione degli investimenti esteri di qualità in Italia, grazie anche ai nuovi strumenti resi disponibili dal Governo”.

Patto per l’Export: l’accordo per rilanciare il made in Italy ultima modifica: 2020-07-27T16:52:20+02:00 da Serena Villella

Commenti