Dogman in lingua italiana, con sottotitoli in inglese, il 17 novembre alle 20,30, il 22 novembre alle 19,30, e sabato 24 novembre alle 20,30; Il tutto organizzato da Spazju Kreattiv, St. James Cavaller Castille Palace. Per i biglietti, www.kreattivita.org.ogman.
Il regista Matteo Garrone
Il film è di Matteo Garrone, regista tra i più moderni, preparati e internazionali del panorama italiano, un regista che rende orgoglioso il Paese per i grandi successi riscossi nel mondo. In “Dogman”, riesce a raccontare uno spaccato d’Italia opaco e per molti semi sconosciuto. Garrone ha visto il suo ultimo film premiato a Cannes e nel 2019, e sarà proprio “Dogman” a essere rappresentato nella notte degli Oscar. Il cinema italiano si riafferma ancora protagonista nel mondo e miete altri successi.
La trama
In una periferia soffocata dagli scarichi di una metropoli, dove l’unica legge è quella del più forte, Marcello, mite, vive amando i cani e si dedica un giorno dopo l’altro, al suo modesto salone di toelettatura per cani. Il protagonista tanto apprezzato dalla critica, nel suo negozio, in un quartiere periferico ingrigito dal degrado, ha come antagonista un bullo locale; un ex pugile, che taglieggia i negozianti, e Marcello costretto a procurargli coca, deve anche fargli da spalla nelle “riscossioni”.Dogman inizia con il ringhio di un pitbull, e il conseguente terrore degli altri cani chiusi in gabbia, così come tante figure umane del film.
Dogman, nella sua anima Marcello Fonte
Garrone rifugge benissimo la spettacolarizzazione, e in questa sua sapiente pittura, i confini sfumati, restano pregni e grondano l’assenza di una società strutturata. “Dogman” è un film che sta suscitando in modo crescente molta attenzione, poiché tocca tematiche scottanti, ma ciò accade con garbo, riuscendo a estrapolare poesia. La vicenda è liberamente ispirata da fatti di cronaca nati e finiti tra amene periferie, dove la luce sembra non filtrare mai. Marcello Fonte, l’attore protagonista, rivelazione assoluta del cinema italiano contemporaneo, ricorda al maschile, alcune sfumature della “Gelsomina” Felliniana. Entrare nell’argomento di uno dei delitti più efferati di una Roma contemporanea non è semplice, e per farlo, serviva un “puro”. Con la sua manifesta umanità, Marcello Fonte ha diradato le nebbie su come affrontare una materia così cupa e violenta toccata da Garrone. Nel film, “Dogman”, nel tentativo di rivalersi sul destino avverso, vittima di tante umiliazioni, vacilla. Marcello per riscattarsi, volendo liberare non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere, soccombe infine nel grigiore. La sua è una vana illusione, in una realtà bloccata nel degrado. Come catene, dinamiche di sopraffazione e sottomissione inesorabili stritolano la Magliana. Anche se Dogman è un film liberamente ispirato a un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, sembra contemporaneo, e offre spunti per pensare.
Come non vedere lo sguardo smarrito di Marcello in riva al mare, dopo l’ultima prepotenza, la stessa di un quartiere che vive sotto schiaffo. Tuttavia non appare una vendetta efferata e truculenta, in cui la cronaca ha intinto la penna, invece Garrone descrive la rivalsa senza ostentare il sangue. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una rivalsa dall’esito che non sveliamo al cinefilo. Poniamo l’accento sulla straordinaria bravura del protagonista, quasi un fumetto, che è oggi orgoglio nazionale.