“Barolo Boys. Storia di una rivoluzione” è il film che chiude la “Settimana della cucina italiana nel mondo 2020”. Organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura – La Valletta, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Malta, l’evento si concluderà alle 20.30 del 27 novembre, con la trasmissione in streaming della pellicola dei registi Paolo Casalis e Tiziano Gaia. Il film è stato girato nelle Langhe, alle pendici dell’Etna e alle Cinque Terre. Presentato in concorso al Wine Country Film Festival di Sonoma (California), nel 2014, e al Vancouver Film Festival 2015, è stato anche presentato e proiettato al Festival del Cinema Italiano contemporaneo a Toronto, nel 2015.
La storia
“Barolo Boys. Storia di una rivoluzione” è un docu-film del 2014, anno in cui vinse il Premio Doc Wine Travel Food, come migliore documentario. Esso narra l’epopea di un gruppo di amici, i Barolo Boys, piccoli produttori delle Langhe, che tra gli anni ‘80 e ‘90 cambiarono radicalmente il mondo del Barolo e, più in generale, del vino italiano. Grazie a loro, per la prima volta, il Barolo diventò un vino riconosciuto e apprezzato a livello internazionale, tanto che le bottiglie e le vigne raggiunsero quotazioni astronomiche.
La rivoluzione
La narrazione del film mostra che la “rivoluzione” dei Barolo Boys è fatta di innovazioni tecniche ed enologiche. Fra queste, rientra innanzitutto l’utilizzo della barrique, una piccola botte di rovere francese al posto delle grandi vasche di legno. Questa scelta scatenò grosse polemiche tra modernisti (i Barolo Boys) e tradizionalisti.
Da Cavour ai Barolo Boys
La storia del Barolo affonda le radici nel Risorgimento italiano e ha per protagonista principale Camillo Benso di Cavour. Nel 1600 l’uva Nebbiolo era già apprezzata, ma grazie al contributo del Conte di Cavour e all’enologo francese Alexandre-Pierre Odart, da lui chiamato, i processi di produzione migliorarono, e permisero la creazione del “Re dei vini”. I primi riconoscimenti arrivarono dal 1873, con ben 7 medaglie d’oro vinte al concorso di Vienna. Con essi si ebbe la conferma che il Barolo era un vino adatto all’invecchiamento.
Dopo questo momento di gloria, il Novecento vide fiorire importanti aziende di vinificazione. Ditte che acquistavano ingenti quantitativi di uva dai contadini e la vinificavano, immettendo sul mercato vini col proprio marchio. Ma il Barolo si vendeva poco. Bisogna attendere l’intuizione dei Barolo Boys per vedere questo “nettare” spiccare il volo oltre i confini delle Langhe ed entrare nel circuito internazionale. Oggi, grazie all’evento promosso dall’Istituto Italiano di Cultura – La Valletta, possiamo conoscere meglio questa bella storia.
(Foto Istituto Italiano di Cultura – La Valletta, sito web)