Bianco, fondente o al latte. In tavoletta, da bere in tazza o da gustarsi in un boccone. Il cioccolato, che oggi possiamo assaggiare in molteplici varianti, è forse uno dei cibi più amati. Un alimento che non conosce età. L’associazione cioccolato-ormone della felicità è ormai cosa nota! E allora concediamoci di tanto in tanto una coccola cioccolatosa. Ci aiuterà, in parte, a migliorare il nostro umore in questo delicato periodo.
Perché il cioccolato si chiama così?
Siamo abituati a trovarlo con facilità in ogni supermercato. Il cioccolato ci sembra da sempre presente nella realtà in cui viviamo. Eppure non è così. Come per molti altri prodotti, anche il cacao ha una storia che ha viaggiato nel tempo e per vecchie cartine geografiche. Presente in Centro-Sud America da 6000 anni, la prelibata pianta inizia ad essere coltivata attorno al 1000 a.C. Prima dai Maya poi dagli Aztechi. Popolazioni precolombiane che già consideravano il cacao qualcosa di prezioso. E per questo destinato a sovrani, nobili, guerrieri. Ma non aspettiamoci un prodotto simile al cioccolato attuale. Per questo bisognerà attendere diversi secoli e cioè l’arrivo del cacao sul suolo europeo. Piuttosto dobbiamo immaginare una bevanda dal sapore amarognolo.
Acqua calda, polvere di cacao ed eventuali aromi. Una ricetta sconosciuta ai nostri palati ma dalla quale nasce l’ancora attuale parola “cioccolato”. Pare infatti trattarsi di un’unione fra l’azteco “haa”, ovvero acqua e “chacau” corrispondente a “calda”. O ancora del termine “haa” con “chocol”, sinonimo equivalente al sopracitato “chacau”. Ne derivano due vocaboli: “chacauhaa” e “chocolhaa”. Insomma sembrerebbe che entrambi altro non significhino che acqua calda! Ovviamente la parola porta con sé alcune variazioni ma una stessa assonanza che poi passa attraverso le lingue europee. Inglese, francese, italiano, spagnolo mantengono nei propri specifici vocaboli qualcosa di simile. Ma cosa accade quando nel 1492 Cristoforo Colombo scoprì l’America?
L’arrivo in Europa e i trattati medici
Con l’arrivo di Colombo nel nuovo continente molti prodotti locali come pomodori e patate vengono portati in Europa. Non da subito però. C’è sempre una naturale diffidenza verso ciò che non si conosce specialmente se si tratta di cibo. La stessa sorte toccò anche al cacao, non apprezzato dagli europei perché troppo amaro. Inizialmente prerogativa degli spagnoli, conoscerà una prima diffusione in altri Paesi nel 1519 con Hernan Cortés. Proprio quest’ultimo, intuendone le eccezionali proprietà, scrisse: “Una tazza di questa preziosa bevanda consente a un uomo di sopportare un’intera giornata di marcia, senza prendere altro cibo”. Con il 1600 la possibilità di commerciare più liberamente il cacao portò alla sperimentazione di nuove tecniche di lavorazione.
A Venezia diverse botteghe, nel corso del ‘700, compiono delle vere e proprie sfide. Obiettivo produrre la cioccolata migliore. Inventando un gusto piacevole al palato e allo spirito. E del resto, nel passato, diversi furono gli studi medici compiuti sul cioccolato. Il Dottor Giovanni Battista Anfossi, scrisse nel XVIII secolo, un trattato sull’argomento perdendosi in disparate teorizzazioni e curiosi aneddoti. “Una panacea generale utile a guarir tutti i mali”. Erano così menzionati tisici, infetti, cronici, malati di cuore. Ma anche ottimo rimedio in caso di svenimenti, debolezza e addirittura consigliato per coliche e indigestioni. Tralasciando alcune aspetti della medicina passata, che oggi ci sembrano discutibili, pare evidente che già si erano riconosciute le capacità rivitalizzanti del cioccolato.
A tal proposito nello stesso trattato si racconta l’episodio di un bimbo nutrito per quattro interi mesi a pane e cioccolata. O ancora il fatto di un carcerato che per quattordici giorni si mantenne con due sole chicche di cioccolato. Aneddoti pittoreschi ma che ci restituiscono l’idea di come il cioccolato fosse già particolarmente apprezzata e lodata. Corroborativa, nutritiva e vitale. Oggi sappiamo che il cioccolato favorisce il rilascio di endorfine, stimolatrici del buonumore. In alcuni centri estetici viene addirittura utilizzato come balsamo in occasione a massaggi e trattamenti corpo. Ovviamente come per altri alimenti è bene non abusarne. Ma di certo concedersi, di tanto in tanto, una piccola golosità non può che fare bene allo spirito!