Giovanni Giannese, 39 anni, imprenditore, lo incontriamo sulla terrazza del ristorante affacciato su Tuffieha Bay, una delle spiagge più affascinanti dell’isola, nel tardo pomeriggio di un giorno di ottobre e questa è la sua storia.

Sono un immigrato fresco, da un anno e un mese sull’isola, mi occupo di gestione di siti e-commerce a livello internazionale. La causa della mia partenza non è stata una fuga ma una cosa meditata, dopo quasi 2 anni di ricerca tra vari paesi europei, per capire quale fosse la destinazione più adatta, analizzando pro e contro, tra Germania, Svizzera, Francia ed appunto Malta.

La ragione del mio trasferimento è nata da esigenze familiari, tre delle motivazioni principali che mi hanno portato a decidere sono la crescita dello stato maltese, la possibilità di sfruttare la lingua inglese parlata a Malta per mio figlio, alcune esigenze lavorative di implementazione tra le nostre conoscenze e quelle presenti sull’isola, oltre alla possibilità di ottenere dei risultati a breve termine. Le conferme di queste aspettative ci sono state in ambito lavorativo, qui è più immediato e meno tortuoso, quello che un cittadino comune si aspetta ad esempio, avere un dialogo con le istituzione più diretto, ottenere risposte più immediate e chiarezza nel rapporto con l’amministrazione.

I raffronti sono inutili, paragonare uno Stato con sessanta milioni di abitanti con uno di mezzo milione é vincere facile su certi aspetti, o perdere su altri, a volte si fanno i paragoni per puro gioco, magari solo per una battuta, si dice guarda quel cantiere, in tre mesi é chiuso senza uno stop, in Italia ce ne sarebbero voluti 30 di anni, è una battuta che non ha valore. Ciò che si vede nel modo di lavorare maltese è un pragmatismo maggiore.Qui c’è la soddisfazione di non avere dubbi, giorno dopo giorno, su quello che accadrà domani. Dal contratto di affitto della casa all’accordo con i fornitori, è una cosa che è venuta a mancare in Italia, il primo lato positivo che uno può vedere.

Aspetto importantissimo é lo stile di vita, passando da quello di Milano a quello di Malta, quest’ultimo vince su tutto, sia come tempi, qualità del cibo, stress generico nell’ambito di tutte le cose, dalla mattina fino alla sera. Se c’è un messaggio che vorrei lanciare è che noi italiani abbiamo troppa paura a cambiare paese, questo attaccamento alla nazione come quello alla mamma, abbiamo paura di lasciare, il messaggio potrebbe essere: se non state bene dove state, non abbiate paura a cambiare, probabilmente si può migliorare. Non mi sono mai sentito l’emigrato con la valigia, sono contento perché era quello che volevamo, un’avventura emozionante e soddisfacente.

Se devo dare un voto alla vita prima e dopo Malta, la prima era quella standardizzata di un milanese, puoi avere tutto ma non puoi avere di più di quello che hai, un sistema un po’ opprimente, 6 perciò, dopo diventa un 8 perché é aumentata la libertà e la qualità della vita, anche se forse sono aumentate le ore di lavoro, ma le soddisfazioni e le nuove scoperte compensano, anche il fatto di avere una famiglia più unita, di vivere in campagna, nella natura. La vita é diversa, a Milano si va al mare quando sei in vacanza, qui diviene un intercalare della vita quotidiana, trovi il tempo per farlo anche durante la settimana, ogni scusa é buona per vedere il mare, anche solo per 10 minuti, un’ottima cura ricostituente.

L’edificio non é sempre casa, più si cresce più la costruzione stessa perde di significato e lo acquisisce la famiglia, il luogo dove stai bene con te stesso, non è casa il luogo dove passi le ore in solitudine o tristezza. La collocazione geografica è una limitazione rispetto a quello che si può avere realmente. Mi sento italiano al 100% anche dopo lo spostamento, non è cambiato nulla, mi dispiace che il mio paese, in maniera forse involontaria, stia rifiutando i suoi cittadini, chi ha contribuito a costruire lo Stato stesso.
Per adesso non ho nessuna decisione da cambiare nella mia esperienza a Malta, a parte piccoli adattamenti che ho dovuto sistemare, una specie di fine tunning, la parte restante è andata come previsto.

Se potessi dire qualcosa a tutti gli italiani gli direi di essere veramente convinti prima di prendere la decisione di cambiare paese, che cercare il futuro in un altro luogo non é una cosa negativa, si può fare, le scelte vanno fatte però con la propria testa, ponderando bene le cose prima di farle, i colpi di testa non pagano, parola di uno che ne ha fatto tanti. Puoi cambiare paese e tutto va benissimo, ma può anche essere un fallimento che lascia un segno indelebil. Non esiste un rapporto univoco con tutti gli italiani, io ascolto le esperienze degli altri ed utilizzo le informazioni che ritengo utili, se io posso consigliare qualcosa lo faccio, cosciente che colui che la riceve ne possa fare il medesimo utilizzo. C’è l’immigrato felice e quello insoddisfatto, le aspettative sono il maggior rischio, se arrivi qua pensando che sia il paradiso, e per te non lo é, ne resti inevitabilmente deluso.

Il più bel ricordo da quando sono a Malta è il primo giorno di scuola di nostro figlio, vale come primo giorno di scuola per lui, vale come grande evento per noi genitori, vale tanto perché rispetto al primo giorno di scuola al quale eravamo abituati ci sono state molte differenze, dall’uso della divisa al fatto che lui stesso provava grossissime emozioni a trovarsi in mezzo a bambini di lingua diversa, con amici nuovi, un ambiente nuovo, tutto molto emozionante, vedi tuo figlio crescere in un ambiente che non ti saresti mai immaginato qualche tempo fa, il film della sua vita che ti eri costruito viene stravolto e scopri che potrebbe essere più bello e stimolante, dopo un anno parla senza problemi italiano ed inglese, il più bel ricordo del nostro cambiamento di paese.

Il mio trasferimento? Sicuramente rifarei questa scelta”.

Giovanni Giannese – un imprenditore italiano a Malta ultima modifica: 2015-01-10T23:34:36+01:00 da Redazione




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